RAPPORTO INVALSI 2023, LA FOTOGRAFIA DEL PANORAMA SCOLASTICO ITALIANO
Il Rapporto Invalsi 2023, come ogni anno, fotografa il panorama scolastico italiano. I dati mostrano tutte le conseguenze della discontinuità causata dalla pandemia. Una discontinuità che ha acuito il divario fra Nord e Sud.
Le prove invalsi 2023 hanno riguardato un milione di allievi della scuola primaria (classe II e classe V); 570mila studenti della scuola secondaria di primo grado (classe III); e più di un milione di studenti della scuola secondaria di secondo grado.
Come riporta anche il Sole24Ore, in italiano, il 51% degli studenti ha raggiunto almeno il livello base (dal livello 3 in su). Il restante 49% non lo ha raggiunto.
Nel 2019, il 64% degli studenti avevano raggiunto almeno il livello base. In pratica, la metà dei ragazzi che hanno concluso le scuole superiori non è in grado di comprendere quello legge.
Pressoché identica la situazione in Matematica: solo il 50% degli studenti che ha terminato le superiori ha raggiunto il livello base. In Inglese, il 54% degli studenti ha raggiunto il livello B2 nella prova di reading ed il 41% in quella di listening.
La situazione non è molto differente per le alunne e gli alunni delle elementari. In Matematica, un bambino su tre non raggiunge le competenze di base, né in seconda né in quarta. In quinta elementare, il 74% degli studenti raggiunge almeno il livello base in Italiano.
Molise, Umbria, Abruzzo e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con quote più elevate di allievi almeno al livello base. Mentre la Sicilia mantieni la quota più bassa. Umbria, Molise, Provincia Autonoma di Trento e Friuli Venezia Giulia sono le regioni con le quote più elevate di allievi con almeno il livello base anche in Matematica. In questo caso, si tratta del 63% sul totale degli studenti.
Lo stesso Rapporto Invalsi 2023 segnala una diminuzione della dispersione scolastica implicita: 8,7%; era 7,7% nel 2022. Questa riguarda gli studenti che terminano il ciclo di studi scolastico senza possedere le competenze di base necessarie. Un dato che conferma l’inversione di tendenza rispetto al 2021, quando si è raggiunto il 9,8%. Era l’anno in cui i lunghi periodi di sospensione delle lezioni in presenza la facevano da padrone, causa pandemia.
Proprio il periodo della pandemia sarebbe all’origine dei dati palesati dal Rapporto Invalsi 2023. “È giusto dire che assistiamo a un effetto ‘long Covid’, è un’immagine appropriata, si fatica a tornare a livelli pre-Covid. Gli apprendimenti sono un continuum, se si inseriscono discontinuità questo finisce per avere un peso”, ha dichiarato il Presidente Roberto Ricci, come riporta Sky Tg24.